lettera aperta all'On.le BILLI - Archipelago

Association of Italians in The Philippines
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LETTERA APERTA ALL'ON.LE SIMONE BILLI  DEPUTATO DELLA LEGA ELETTO
NELLA RIPARTIZIONE ESTERA EUROPA

Gentile On. Billi,

Da italiano residente all’estero, penso che il testo approvato alla camera a sostegno degli Italiani all’estero, sia ben poca cosa rispetto alla realtà delle parti e mi faccio portavoce con queste righe per puntualizzare argomenti e aspettative condivise da molti miei connazionali con i quali viviamo questa esperienza e ruolo di Emigrati.

Lo sbandieramento dei numeri approvati dal testo, pubblicato domenica 30 dicembre 2018 sulla testata giornalistica online “Italia chiama Italia.it” – con il titolo Manovra, Billi (Lega): “C’è tantissimo per gli italiani all’estero”. Ecco i numeri, non trovano significativi cambiamenti e non autorizzano  successi ed entusiasmi almeno per chi all’estero ci vive.

Infatti, se andiamo a spulciare i numeri da lei dichiarati vedremo che ci sarà uno sgravio fiscale del 7 % per chi rientra in Italia e andrà a risiedere in alcune regioni del sud, non vedo pertanto quale sia il vantaggio per chi lavora o risiede definitivamente all’estero, tanto quanto i fondi a Campione d’Italia...forse per salvare il casinò dal fallimento.

Poi 600.000 euri, per le Camere di Commercio Italiane all’Estero; essendo le camere estere 79 ed i punti di assistenza ben 140, mi chiedo cosa se ne faranno e come potranno incrementare le loro attività con una mancetta di circa 2/3 mila euro cadauna.

400.000 euri per l’adeguamento dei dipendenti dei consolati; sono soldi che incrementeranno il salario dei contrattualisti e dipendenti dello stato e che non avranno alcuna influenza di beneficio per le comunità italiane all’estero.

150 milioni per i corsi di lingua e cultura italiana in tutto il mondo; tali fondi andranno a beneficiare le casse dei vari carrozzoni di cultura italiana nel mondo, fondi che se non propriamente gestiti e controllati, andranno a rimpinguare le tasche di presidenti, consiglieri, direttori, amministratori e consulenti vari, come spesso è affermato da chi ha avuto modo di interagire con loro.

Quasi 7 milioni per gli esuli e minoranze nella ex Jugoslavia...bene! ma sembra un’area un po’ piccolina ed ininfluente rispetto al resto del mondo.

Infine per rafforzamento della rete consolare, 350 nuove assunzioni; unica cosa buona e degna di nota, anche se su questo tema e viste le situazioni di numerosi consolati all’estero si sarebbe potuto fare ed impegnarsi di più.

E allora, che dire invece di altri problemi degli italiani all’estero, che dire riguardo all’iscrizione A.I.R.E. obbligatoria con la perdita del servizio sanitario nazionale? Perché il nostro sistema nazionale non pensa in alternativa a delle polizze sanitarie assicurative collettive per gli iscritti A.I.R.E.?

Che dire del prolungamento dell’iter per la  concessione di cittadinanza (parliamo del coniuge o dello jus sanguinis) le cui procedure slittano dai 18 mesi precedentemente in vigore, ai  4 anni attuali (sia per le pratiche in corso che per le nuove), recentemente approvati dal suo presidente nonchè ministro dell’interno.

Che dire per l’assistenza minima da parte di ambasciate o consolati nei casi di indigenza dei nostri connazionali?
Che dire sull’imposizione di doppia tassazione per redditi su beni e retribuzioni percepite all’estero?

E cosa si sta facendo, per la miriade di associazioni di volontari a supporto delle comunità  ma che non fanno parte di circoli ahime viziosi o di potere?

Perché le autorità preposte hanno le mani legate (dicono loro) per interventi a sostegno delle piccole attività dei nostri connazionali all’estero e invece si sbracciano per i grandi gruppi?

Concludo infine questa carrellata di argomenti con l’evidenziare la penosità del canale televisivo Rai International e sul quale stenderei un velo pietoso in attesa di un qualche riformatore serio ed intelligiente.

Come vede On. Billi, non parliamo d’interventi a favore delle strutture e organizzazioni, parliamo d’interventi diretti per i cittadini Italiani, parliamo d’interventi che possano migliorare le condizioni del singolo sia pur nella grandezza del fenomeno dell’emigrazione ma che possono portare beneficio a tutti e non solo ai pochi che siedono saldi su poltrone ben definite.

Quando si parla di comunità italiane all’estero bisogna conoscerne peculiarità le dimensioni, i contenuti, i valori e gli obiettivi, solo cosi si potranno sfornare prodotti di interesse per la comunità, solo cosi si potranno cogliere le evoluzioni sociali, costumistiche  ed economiche di tali realtà. Si percepisce dalla dimensione dei vostri provvedimenti, come anche dai programmi propinati su Rai International, che lo stereotipo dell’italiano all’estero rimane ancora legato all’emigrazione a cavallo dell’800 e 900, con ultima rivisitazione sul modello di emigrazione anni 50 e 60.

Cosi non è più, ai figli di tali immigrati non interessa più un’attività che li colleghi alle loro origini, sono quasi tutti laureati e professionisti, andate a farvi un giro tra le comunità all’estero più antiche che sono anche le più numerose, e scoprirete che essi vivono in nazioni si più povere, dove però l’economia è più solida e garantisce salari decisamente migliori che in Italia, ecco quindi che sforzi prodotti in tali direzioni divengono dispersivi e svaniscono nel nulla come nullo o quasi è il loro interesse oggi per il nostro paese.

Moltissimi invece sono giovani che risiedono all’estero quali tecnici e managers di aziende italiane delocalizzate e le loro necessità divergono dalla figura ormai superata dell’emigrante tradizionale del secolo scorso, ponendo un fabbisogno di prodotti e servizi più attuali e consoni ai giorni nostri ed alle loro realtà famigliari.

Poi le piccole imprese, l’economia italiana è sostenuta da decenni sul valore della piccola impresa, e quindi, quasi automaticamente, laddove c’è impresa, anche all’estero, trattasi di piccola impresa, ecco dunque che i prodotti in funzione dell’economia devo rivolgersi a quel tipo di impresa e comunicare quindi con loro per trovare i giusti imputs a sostegno di tali imprese le quali, ci tengo a sottolineare, sono la massima espressione ed esempio di tessuto sociale ed economico italiano, un modello che, fra l’altro, fa scuola nel mondo! Per tali motivi pure gli uffici commerciali delle ambasciate dovrebbero esprimere più attenzioni per lo sviluppo ma sopratutto per la tutela delle varie imprese ubicate nei rispettivi paesi.

Infine ci sono le famiglie miste, sono finiti i tempi di “mogli e buoi dei paesi tuoi “come dei “fidanzamenti per cartolina”, oggi a causa della globalizzazione incontriamo il fenomeno dei matrimoni cosidetti “misti” ed ecco che, oltre alle cittadinanze cui accennavo prima, argomentazioni in termini di programmi scolastici, diritto, burocrazia e tutela delle famiglie diventano temi di studio e per i quali poi produrre opportuni provvedimenti e servizi. Inoltre e` considerevole il numero dei pensionati con coniuge straniero/a che decidono di trasferirsi nel paese di origine del coniuge per i quali una serie di attenzioni gli sarebbero almeno dovute.

Censis ed Istat potrebbero indirizzare i loro studi allo scopo di individuare ed analizzare i “nuovi modelli dell’emigrazione”, ma sembra che 10 milioni di italiani all’estero non valgano più di tanto, Infatti sul sito del CENSIS non vi e` una parola relativa agli italiani all’estero, mentre invece sul sito ISTAT appare un semplice paragrafo con le dimensioni degli iscritti AIRE. Veramente poco se non addirittura umiliante vedere le massime organizzazioni dello stato ad ignorare l’esistenza degli italiani all’estero. Inviterei tutti pertanto a risentire il messaggio del presidente Mattarella di poche settimane fa, riguardo le comunità italiane all’estero e di farsene una ragione, se cosi non sarà, vi prego toglieteci pure il voto, in tal modo non avrete più l’obbligo di interessarvi con superficialita`di cose che non sentite vostre, perche` cosi appare dal vostro provvedimento!

Termino On. Billi, invitandola a sbandierare un pò meno certi risultati e ad impegnarsi in modo più consono alle realtà italiane all’estero. Quando e se vorrà, con la nostra piccolissima comunità nelle Filippine, volentieri saremo a disposizione a dare il nostro contributo al fine di accrescere un pensiero innovativo a servizio degli italiani e delle comunità  italiane all’estero.

Cordiali Saluti
Giordano Galante
Presidente Archipelago (Ass. Italiani nelle Filippine)



 
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